Videl Velsmord è l’‘ennesimo artista che vi proponiamo dallo scurissimo catalogo Section XIII, ma chi è Videl? Innanzitutto un visionario del “nero”, un artista a tutto tondo che in musica, grafica, video, riversa ogni sua concezione di mondi ai nostri occhi torbidi, soffocanti e glaciali, mondi per cui il sentimento è un lusso, ogni forma di vita è apparente ed uscita forse da incubi, forse da porte dimensionali aperte con chissà quali formule cabalistiche, esoteriche, un figlio moderno dell’‘antica magia alchemica e rituale, come può esserlo la musica in questi ambiti, se la ricerca è raffinata…

Videl è allora personaggio ideale per divenire un po’‘ il concept-man, l’‘appendice intellettuale di Section XIII: Coma; se avete fatto vostri i cofanetti che in precedenti pagine vi abbiamo consigliato avrete notato che la parte grafica di booklet o cover è spesso un parto della sua mente anche grafica.

Se ripensiamo a Section non come una label ma come quel polveroso negozio in cui incontrare libri antichi da divorare, prima che ci divorino, ecco allora Videl esserne il venditore, colui che ci propone psichicamente la lettura, l’‘ascolto, psichicamente perché forse in lui la percezione di ciò che noi cerchiamo è forte, l’‘esorcismo mentale che vorremo è sua prerogativa ed il libro di oggi, il libro sonoro, è proprio di sua competenza, un unico capitolo, un’‘unica traccia che oltrepassa l’‘ora d’‘ascolto ma che se chiudendo gli occhi vi lasciate da noi guidare in questo nuovo universo parallelo, potrebbe durare anche mesi, secoli, il tempo rimane fuori, qui non serve, la dimensione è diversa, benvenuti nel mondo di “D’‘Monique Velsmord”.

Potrebbe di nuovo essere il racconto di un incontro, l’‘inizio sordo tra cupi rimbombi è il sentore di una porta enorme ed antica e qualcuno bussa con forza per potervi entrare, sarebbe l’‘ennesima storia in cui vi trasciniamo dove la curiosità porta in quei luoghi dove a priori si sa che off limit non è una dissuasione ma un sincero, amichevole consiglio di sopravvivenza. Potrebbe essere allora che il portone si apra, il grande uscio di vecchio legno e cardini in rugginoso ferro scuro si spalanchi risucchiandoci in un antro dove il raziocinio è stato divorato dal Male e una nuova ottica di sopravvivenza, anche mentale, si impadronirebbe di noi facendo scattare atavici istinti di sopravvivenza animala.

Ma se invece questa lunga traccia di un’‘ora la rivediamo sotto un’‘altra prospettiva, immaginiamo che quel Coma presente nel nome della label dove Videl è protagonista, intelligenza attiva, il portone non è più legnoso ma è ora osso, qualcuno bussa alle tempie per entrare nella dimensione più recondita dell’‘uomo, un luogo dove nemmeno la scienza riesce ad arrivare se non casualmente: il coma.

Hanno così un valore aumentato le stasi droniche, i cupi rimbombi, le percezioni vocali di inumana grevità perché vissute altrove, una sorta di prigionia non voluta, farmacologica, traumatica che nel finale è arida, il suono si riduce all’‘esistenza dello stand-by biologico, uno stand by dove scompare totalmente la percezione di tempo, rimane l’‘attesa da consumare interpretando questo status alterato della ragione. Dark ambient è interpretazione ed in Sounds Behind The Corner la volontà regina è quella di sforzarvi ad andare oltre alla passività, ascoltare per capire, interpretare, immedesimarsi attivamente con l’‘artista per dare valore e senso all’‘opera, così è anche in questa situazione, ascoltando la scura, buia oltre maniera mono-traccia di Videl.

Rileggendo allora questa personale interpretazione l’‘istinto mi porta a dedicare questa pagina a tutti coloro che cercano di riportare nella dimensione del quotidiano che vive il coma come situazione non voluta, buon lavoro a tutti loro quando, tra frustrazioni e sparuti successi, tentano quotidianamente di spalancare gli antichi portoni del cervello.

D'Monique Velsmord review by Nicola Tenani@Sounds Behind the Corner